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George Eliot e Roma come una malattia della retina




"I nostri stati d'animo tendono a portare con sé immagini che si succedono l'un l'altra come i quadri di una lanterna magica in un dormiveglia; e in certi stati di fiacco abbandono Dorothea, per tutta la vita, continuò a vedere la vastità di San Pietro, l'enorme baldacchino di bronzo, l'ispirazione eccitata negli atteggiamenti e negli abiti dei profeti e degli evangelisti nei mosaici in alto, e i drappi rossi, appesi per il Natale che si dispiegavano dovunque, come una malattia della retina". G. Eliot, Middlemarch, tr. M. Manzari, Mi, 2008


Ha compiuto duecento e cinque anni, il 22 novembre (è nata nel 1819), George Eliot (all'anagrafe: M.A. Evans), l'autrice di cui Virginia Woolf ha detto: "Conobbe tutti. Lesse ogni cosa. La sua stupefacente vitalità intellettuale aveva trionfato", e, riferendosi a "Middlemarch" (1871/72), forse il suo più importante romanzo: "...il magnifico libro che con tutte le sue imperfezioni è uno dei pochi romanzi inglesi scritti per adulti".

George era il nome del compagno (G. H. Lewes), l'uomo sposato col quale Mary Ann Evans visse, per molti anni, senza mai formalizzare la relazione.

Nota per il suo carattere difficile, la Eliot era considerata un'anticonformista, e non solo perché scriveva con lo pseudonimo maschile.

Celebre l'espressione da lei pronunciata, e più volte riportata da Woolf: "Non inviterei mai a trovarmi nessuno che non avesse chiesto lui l'invito" (tr.di Masolino d'Amico).

Di lei Franco Moretti ne 'Il romanzo di formazione' (1986), scrive "George Eliot e cambia un po' tutto. Insieme a Jane Austen, è la sola che abbia saputo rinunciare al modello fiabesco-giudiziario (Dickens in particolare ndr) e si sia misurata con la problematica europea del 'romanzo di formazione': spingendosi tanto avanti, vedremo, da condurlo al suo naturale esaurimento".


nella foto, illuminazione a Roma Monteverde


di George Eliot, per 24/7libri, Il velo strappato in una nuova traduzione

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